Per Antonello Zappadu,
fotografo di libertà

Ode in dodici ottave ariostesche
composta da Fritz il Gatto
1.
Isola bella che chiudi in occaso
il mar d'Italia che ha nome Tirreno,
o loco illustre, che acque di raso
e spiagge ridenti rendono ameno,
certo decise più il Fato che il Caso
che a Teti Nereide non fossi da meno
e s'ella fu madre di Achille guerriero
anche un tuo figlio, pur senza cimiero,
2.
né spada né lancia, pugnale o flagello,
di tanto onore si tinse pugnando:
Zappadu è il cognome, il nome Antonello,
son sue le gesta ch'io vo qui cantando.
Col suo coraggio del Male il sacello
al mondo scoperse, fotografando
i vizi privati di quel Berlusca
la cui farina mutar vedi in crusca.

3.
Pei baccanali di Villa Certosa
a lenimento d'un gusto smodato
musici e vergini giungono a iosa
dal continente, con voli di stato.
Se il farfallone volando si posa
su una fanciulla ch'è fior nel suo prato,
d'ogni ritegno mostrandosi privo,
tutto riporta fedel l'obiettivo.
4.
Poiché Antonello del Vero è l'alfiere:
scatta le foto con grande trasporto,
col solo scopo di fare vedere
ch'oltre ogni limite ormai già s'è sporto
nello stravizio quel rio Cavaliere,
che, con più arroganza quanto più è corto,
mente alla sposa e mente al Paese,
negando ad oltranza quel ch'è palese.

5.
Villa Certosa / è un Eden trionfale,
dove le belle s'aggirano ignude.
Ormai al di là del Bene e del Male,
grattarsi può Papi dove più prude;
quello sol pensa, e negare non vale
ciò che le foto rivelano crude:
più non si cura dell'alto dovere,
ma intento è soltanto al proprio piacere!
6.
Tra quei figuri nel vizio sodali,
come mendici d'attorno ad un pane,
quasi all'ingrasso immondi maiali,
o come ratti / attratti dal Ramek,
chi sol in Priàpo vantar può l'eguali,
se non il boemo ciccion, Topolanek,
che il Nostro riprese, satiro in festa,
già pronto alla pugna, la lancia in resta?

7.
Delle foto carpite alfin giunge nuova
nell'alte stanze dov'egli è al comando,
d'un ego bugiardo lucida prova,
per cui lo vedi agitarsi sbraitando:
"Ledon l'immagine e rompon le uova
nel mio paniere: sian messe / al bando!"
L'ira sua sterile Silvio nel raptus
sfoga scalciando qua un Bondi, là un cactus.
8.
Son lesti i media ad entrare in azione:
"Son tutte balle!", "Non mostrano niente!",
"Questo fotografo è un gran mascalzone!",
"Di torno si levino immantinente!"
Feltri, Belpietro, il bel Capezzone,
fan tanti a gara a chi affonda più il dente,
fin ch'entra in campo dei fieri mastini
il più malvagio di tutti: Ghedini!

9.
Nera figura di prence del Foro,
di leggi ed editti astuto estensore,
ancora una volta irride al decoro
pur di giovare al suo ricco Signore.
La sarda voce ch'è fuori dal coro
vuol tacitar col ricorso al terrore
che della legge e del braccio suo duro
nutre financo chi ha il cuore più puro.
10.
E fioccan denunce e piovono strali
ma il Nostro indomito: "Non mi spauro!
Dalla forza sorretto di alti ideali
agli attacchi opporrò valido muro:
quel che vietâro d'Italia ai giornali,
si stamperà altrove!", e intanto al sicuro
- ché tutto è possibile in questo Paese -
porta le foto per cui quel s'offese.

11.
Sono migliaia le foto scattate,
ognuna è un inno alla libera stampa.
Non lasceremo che vadan bruciate
della censura nel rogo alla vampa,
ma vigilando ergerem barricate
contro quel dritto stravolto che accampa
d'agir contro i giusti con prepotenza
per una privacy ch'è sol licenza.
12.
Resisti, Antonello, reggi da forte
di schiere possenti l'urto scomposto!
A te d'intorno stringendoci a coorte,
in strenua difesa del tuo avamposto,
ti sosterremo, perché anco la morte,
per la Giustizia, è un bassissimo costo:
che tutti vedano - io qui concludo -
quant'è ridicolo il Re da ignudo!

15 giugno 2009